Il Sole 24 ORE | 27.09.2017 | par Andrea Goldstein
Ma la prevedibile difficoltà a trovare soluzioni di breve periodo non deve offuscare l’orizzonte di medio periodo di Parigi e Roma, che è necessariamente l’Europa e soprattutto l’Eurozona.E all’indomani della rielezione di Angela Merkel per un quarto mandato, ma con un risultato inferiore alle attese, il neo-presidente Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni che si prepara (presumibilmente) a lasciare Palazzo Chigi devono capire come rispondere all’appello di Jean-Claude Juncker a riforme ambiziose della governance economica. Verso cui sembrano restii sia la cancelliera, per la sua indole prudente, sia i liberali tedeschi, suoi alleati futuri, per motivi più ideologici. Senza dimenticare il segno inequivocabile che proviene dagli elettori, che hanno offerto una sponda senza precedenti all’estrema destra. Un vertice che coinvolge non solo i capi di Stato e di governo, ma anche tanti ministri, offre anche un’opportunità unica per condividere esperienze e best practices. La Francia ha dimostrato per esempio grande interesse per il Jobs Act, la competitività dei distretti e delle multinazionali tascabili, l’inserimento dei diversamente abili nella società, anche attraverso lo sport, tutti ambiti in cui l’Italia può vantare risultati soddisfacenti. Da parte nostra sarebbe utile saperne di più su tre recenti successi d’Oltralpe.
626mila infortuni sul lavoro sono sempre insopportabilmente troppi, ma il 2016 è stato un anno record, superando il risultato del 2015 quando già si era registrato un minimo storico. In Italia (malgrado una riduzione del 14% rispetto al 2012) il numero di infortuni è leggermente superiore in assoluto (642mila) e soprattutto in termini relativi (36,9 casi per mille lavoratori dipendenti, contro 33,8 in Francia). Contribuiscono la congiuntura economica, che in Francia ha iniziato a migliorare prima che in Italia, la terziarizzazione dell’occupazione, la maggiore dimensione delle imprese transalpine. Ma il progresso è dovuto soprattutto alla crescente enfasi sulla prevenzione, soprattutto nelle industrie più esposte, come le costruzioni, dove si è investito in sicurezza ed ergonomia. Il settore privato ci ha creduto perché il costo delle malattie professionali è considerevole – quasi 1 miliardo di euro per le sole malattie del sistema osteo-muscolare (esclusi i mal di schiena) dovuti a gesti troppo ripetitivi. Si vedono anche i frutti della riforma dell’ispettorato del lavoro, decisa da Michel Sapin nel 2014, che ha creato 260 unità di controllo distribuite sul territorio. Nel 2017 in Francia sono stati assunti 28 nuovi ispettori, mentre l’ultimo concorso bandito in Italia, nel 2015, era per 10 posti di lavoro da coprire mediante mobilità volontaria.
Altro esempio, quello dei ritardi nei pagamenti ai fornitori, che nel primo trimestre si sono assestati a 10,9 giorni, in calo da 13,5 nella primavera 2016 e la migliore performance dall’introduzione dell’euro. Certo, secondo i dati di Altares la Francia è lungi dall’essere il miglior Paese europeo – in Germania, per esempio, è di soli sei giorni (e l’obbligo contrattuale è di saldare entro 30 giorni) – ma in Italia il ritardo medio è di 18 giorni e solo 38% delle fatture sono pagate entro i termini (43% in Francia, 65% in Germania). Anche in questo caso, c’è stato bisogno di disciplina nei controlli da parte della Direction générale de la concurrence, de la consommation et de la répression des fraudes di Bercy. Gli attori economici, pubblici e privati, hanno risposto, anche perché le sanzioni amministrative sono pesanti: il mancato rispetto delle normativa è passibile di multe che possono arrivare a 2 milioni di euro e tra le società sanzionate negli ultimi anni ci sono Alstom Information Systems, Axa Technology Services, Accor e Pfizer (in ciascun caso per 375 mila euro). Un ulteriore stimolo viene dall’obbligo di “smaterializzare” le fatture per partecipare ai bandi per le opere pubbliche.
Infine il sostegno alle start-up, terreno cruciale per l’economia di domani e soggetto ovviamente complesso in cui Parigi sta registrando incoraggianti risultati. Per non menzionare che due dati, la Francia conta tre unicorni (società che valgono più di 1 miliardo di euro), mentre in Italia ce n’è solo uno; e la FrenchTech ha conquistato altrettanti Best of Innovation Awards al Consumer Electronics Show 2017 di Las Vegas, a fronte di zero per l’Italia. Che sia greentech o meditech, fintech o Internet of Things, molte jeunes pousses sono state co-finanziate da Bpifrance, in particolare attraverso il fondo French Tech Accélération alimentato dal Programme d’Investissements d’Avenir. Anche per motivi semplicemente generazionali, Macron ha dimostrato parecchia sensibilità verso il mondo delle start up e sarà interessante sapere cosa intende fare a livello europeo. E Gentiloni potrà spiegargli che l’Italia sta rapidamente accelerando la propria proposta competitiva, come dimostra proprio ieri il lancio del distretto milanese del Fintech da parte del ministro Padoan e del sindaco Sala.
Source : Italia-Francia, le lezioni da scambiare | Il Sole 24 ORE